Giovanni Papini

Il successo letterario di Papini iniziò con ''Il crepuscolo dei filosofi'', pubblicato nel 1906, e col romanzo autobiografico ''Un uomo finito'', del 1913. Come cofondatóre delle riviste «Leonardo» (1903) e «Lacerba» (1913), concepì la letteratura come azione, dando ai suoi scritti un tono ostentato e irriverente. Autodidatta, ebbe una grande influenza nel futurismo italiano e nei movimenti letterari della gioventù. Fu attivo nella sua città natale, Firenze, promuovendo la crescita della cultura italiana con una concezione individualista della vita e dell'arte; partecipò attivamente a movimenti filosofici stranieri. Su tutti: l'intuizionismo francese di Henri Bergson e il pragmatismo anglo-americano di Charles Peirce e William James. Negli anni Trenta, divenne fascista, pur mantenendo un'avversione verso il nazismo e pentendosi poi del razzismo. Si convertì dall'anticlericalismo e dall'ateismo accesi - compresa un'ammirazione per Max Stirner e Nietzsche - al cattolicesimo, rimanendo fedele al Credo cattolico fino alla morte.
Rimosso dalla grande letteratura dopo la scomparsa, a causa delle sue scelte ideologiche, fu in seguito rivalutato e riapprezzato: nel 1975 lo scrittore argentino Jorge Luis Borges, che lo incluse nella sua collana ''La biblioteca di Babele'', curata per Franco Maria Ricci editore, definì Papini un autore "immeritatamente dimenticato". da Wikipedia